L’idea di realizzare nel Mezzogiorno interno un Istituto di ricerche biomediche (Biogem, Biologia e genetica molecolare), nacque nella metà degli anni Novanta dello scorso secolo, da un’idea di Gaetano Salvatore (preside della Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli), di Renato Dulbecco (Premio Nobel per la medicina 1975) e di Ortensio Zecchino (al tempo presidente della Commissione Cultura e Ricerca scientifica del Senato), che lo presiede dal tempo della sua inaugurazione.
La gestazione fu lunga e segnata da molte difficoltà. Il 14 luglio del 2006, l’Istituto fu inaugurato nella sua sede di Ariano Irpino, alla presenza del premio Nobel Rita Levi Montalcini.
Cominciò così l’avventura di Biogem, che ha visto in questi anni il completamento della struttura, il grande potenziamento delle sue attrezzature di ricerca, l’inserimento, con grande dignità, nel mondo senza frontiere della ricerca biomedica, la recente costruzione del grande ottagono polifunzionale, in acciaio e vetro, nella corte interna, la realizzazione di una casa dello studente nel centro urbano, la trasformazione della circostante area desertica in un’oasi con il giardino botanico all’ingresso e con l’uliveto centenario all’esterno e all’interno della corte (piantati oltre mille alberi di alto fusto, 5oo ulivi e trapiantato un oliveto di 300 piante ultracentenarie).
Alla presidenza del Comitato scientifico si sono succeduti Renato Dulbecco e Umberto Veronesi. Attuale presidente è Giuseppe Remuzzi, tra i più titolati clinici e ricercatori italiani nelle classifiche internazionali.
La sede Biogem è stata finora onorata da scienziati ed umanisti di prestigio internazionale, tra i quali nove premi Nobel e dalla presenza del Presidente della Repubblica (sett. 2018), che ha così voluto così suggellare il rilievo assunto da Biogem nel panorama scientifico e culturale italiano.
“Le due culture”
Biogem in questi anni ha voluto costruirsi anche un’identità di Istituzione di formazione universitaria e di Centro di elaborazione e irradiazione di cultura, senza barriere, nella convinzione che proprio nelle scienze della vita si debba considerare l’uomo nella sua interezza, superando l’anacronistica separazione tra “le due culture”, umanistica e scientifica.
Per meglio assolvere a questa più ampia missione, Biogem., grazie a generosi lasciti, dispone di un’importante biblioteca di diecimila volumi di cultura umanistica, aperta al pubblico.
In questa logica in Biogem è stato realizzato il Museo di storia della terra e della vita che, tra reperti fossili e suggestive installazioni multimediali, immerge il visitatore nel mistero della formazione della terra e della nascita ed evoluzione della vita.
Stessa logica presiede alla istituzione di un meeting annuale di quattro giorni (in settembre) intitolato “Le due culture”, teso a favorire il libero confronto tra scienziati e umanisti su un tema specifico di volta in volta individuato.